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ojal  2Una delle "chicche" da non perdere al TAG Heuer VelaFestival è Ojalà II, un elegante One Tonner disegnato nel 1972 da Sparkman & Stephens e costruito nel 1973 in alluminio, in Olanda, dal Cantiere Royal Huisman.

Una storia affascinante che risale alla prima metà del Novecento; una storia come solo le barche d'epoca possono raccontare. Tutto ebbe inizio con la passione di Charles Holland, il "signor Amplifon", per il mare e per la vela; ma, soprattutto, per il legame che mare e vela creano tra le persone che, insieme, li vivono.

ojal  3LE ORIGINI
Un baldo ragazzo inglese viene paracadutato sulle colline emiliane durante la seconda guerra mondiale. Non andrà mai più via dall'Italia, dove metterà su famiglia e fonderà una delle più note società italiane che gli permetterà di realizzare il sogno della vita: avere una barca a vela e crescere la figlia e un gruppo di giovani che, ancora oggi, rimasti amici dopo trent'anni, regata sulla sua Ojalà II tenendo vivo il suo ricordo. A raccontare questa fantastica storia è Michele Frova, imprenditore milanese di 56 anni, che su Ojalà II ci è salito per la prima volta in Grecia nel 1988 e non è mai più sceso, diventandone la memoria storica. "Charles Holland, futuro papà della mia amica d'infanzia Susan, era un esperto di telefonia e di radiofonia", inizia Frova. "Nel 1942 fu lanciato con il paracadute vicino a Sassuolo, con il compito di tenere i contatti tra i partigiani e le forze alleate. Giovane e intelligente, finita la guerra decise di rimanere in Italia, a Milano, dove si innamorò di una ragazza della buona borghesia (Anna Maria Formiggini, ndr) che sposò nel 1950". Ricco di idee, nell'Italia che si rialza nel dopoguerra, Charles Holland fonda una piccola ditta di apparecchi acustici per i sordi: la famosa Amplifon, della quale oggi sua moglie è presidente e la figlia vice presidente. Il successo dell'azienda è tale che, qualche anno dopo, può permettersi di commissionare al prestigioso Studio Sparkman&Stephens il progetto di un 10 metri, poi  costruito in legno da Carlini di Rimini. "Charles aveva amici spagnoli e argentini ai quali aveva confessato il sogno di possedere un giorno una barca a vela. Questi, per gioco, lo stuzzicavano: 'Allora, te la fai la barca a vela?". E lui gli rispondeva: 'Ojalà!', che in spagnolo significa "magari!'", racconta Frova. Quell'espressione fu scelta per il nome della sua prima barca, che poi trasferì, facendola diventare un "marchio di fabbrica" nel mondo dello yachting, sulla seconda imbarcazione: infatti, volendo realizzare una barca più grande, nel 1972 commissionò sempre a S&S un One Tonner (battezzato appunto Ojalà II). "La barca fu varata nel 1973, costruita in Olanda da Royal Huisman, cantiere leader in scafi di alluminio, che oggi non fabbrica più nulla al di sotto dei 40 metri".

LE REGATE
Charles Holland portò personalmente a vela la barca dall'Olanda fino in Italia, in tempo per partecipare alla One Ton Cup in Sardegna nel settembre del '73. "Prima, però, trovò il tempo di fare un salto in Inghilterra e di partecipare al Fastnet (la temibile lunga di 625 miglia, ndr)", racconta Frova con un tono di ammirazione verso quell'uomo competitivo, amante del mare, che affrontava con positività ogni sfida, nella vela e nella vita. Ojalà II è bella, moderna, anche veloce, ma è l'ultima di una generazione di One Tonner che, proprio nel 1973, vede l'avvento di scafi più piccoli e leggeri, pensati dal rivoluzionario Doug Peterson (il primo dei quali il famoso Ganbare). Holland si classifica comunque quinto, con un equipaggio di amici non professionisti. "Successivamente dimostrerà la validità di Ojalà II andando a vincere grandi classiche come la Giraglia, la Middle Sea Race e il Campionato del Mediterraneo. In barca porta sempre giovani ragazzi, amici e coetanei della figlia Susan, ai quali delega ogni cosa, dai lavori di manutenzione ai trasferimenti. Erano solo rimborsati delle spese; si dedicavano a Ojalà II per pura passione e stima verso Charles, il quale avrebbe potuto permettersi tutti i professionsti che voleva, ma in barca credeva fermamamente nell'amicizia, profonda e sincera".

Ojal IL TEMPO DELLA CROCIERA E POI IL RITORNO SUI CAMPI DI REGATA
Nel 1978 Ojalà II smette di regatare ad alti livelli. Charles Holland l'assetta da crociera (nonostante le varie modifiche negli anni, la barca conserva oggi l'albero e i winch originali) e in quell'inverno affronta addirittura due traversate atlantiche (fuori da qualsiasi regata, da solo), accompagnato dalla figlia e da alcuni dei ragazzi. "Charles voleva trasmettere la passione per la vela, attraverso lezioni di vita", continua Frova. "Una volta, terminata una regata, lui è rientrato a Milano. Dopo due ore è stato contattato via radio dalla figlia e dagli amici che stavano trasferndo la barca. Lo informavano che si era sfilato l'asse del timone e che lo scafo si stava allagando. Lui ha risposto: 'Arrangiatevi'". Tornata in Mediterraneo, Ojalà II è stata utilizzata per bellissime crociere in famiglia. Frova incontra per caso la sua amica Susan con la mamma e il papà a Paxos, nel 1988. "Tornai in Italia a vela con loro e mi innamorai della barca, seguendola poi ovunque, tanto che Susan, quando Charles si ammalò gravemente all'inizio degli anni '90, mi chiese il favore di gestirla". Michele Frova ha una grande esperienza di gestione e manutenzione delle barche, acquisita negli anni dopo la scuola allestendo, con il suo amico Mario Pedol, gli Oyster Yachts, dei quali erano diventati agenti in Italia. "Nel settembre del 2008, Anna Maria ha deciso di rimettere a nuovo la barca, pensando un giorno di donarla alla Marina, piuttosto che vendere al primo arrivato l'Ojalà II del suo Charles. Alla festa per la fine dei lavori, abbiamo chiamato tutti i ragazzi che ci avevano regatato trent'anni prima, con i quali eravamo rimasti amici. Rivedendo l'Ojalà II in splendida forma, a Susan è venuta voglia di riportarla in regata. Lo abbiamo detto agli altri, che sembravano non aspettare altro che ricomporre il gruppo di una volta. Così, a partire dallo scorso campionato Invernale dell'Alto Tirreno, Ojalà II è tornata a regatare e il prossimo anno sarà iscritta di nuovo alla Giraglia". In equipaggio, come trent'anni fa, ci sono l'immancabile Franco Milone a prua (che non se ne perdeva una già allora, neanche la traversata atlantica, tanto che Charles Holland gli diceva: "Vedo che tu puoi sempre venire in barca. Dovresti farmi conoscere tua moglie"), Ermanno Zoboli al timone, Piero Antonini alla randa, gli "atlantici" Beppe Latis e Marco Pestalozza ai winch e, ovviamente, Susan Holland (iscritta al RORC) che, tranne quando la barca è in regata, è al timone. Poi, Michele Frova e i vecchi amici Sergio Munafò, Mario Pedol e Guido Cavalazzi (il velaio di Azzurra, Il Moro di Venezia e Luna Rossa), chiamato l'anno scorso per un caffè e che ha finito con il disegnare le nuove vele in Dacron di Ojalà II, dal quale anche lui non è più sceso. Stiamo parlando di un equipaggio di signori che negli anni si sono affermati nelle loro professioni e che in barca non mancano mai di dire la loro, perché sono alla pari. Alle volte, capita che si mandino serenamente a quel paese, ma la cosa non turba nessuno. A terra, ridono e brindano al loro vecchio Charles, ricordando quella volta che il Re di Spagna andò a vedere il suo Ojalà II durante le regate a Palma di Maiorca: lui lo invitò a bordo e gli chiese: "Vuole un goccetto?".

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